Disturbi alimentari: Chi sono “Ana” e “Mia”?

Navigando sul web non è difficile trovarsi davanti a siti e blog che istigano all’anoressia e alla bulimia, parlandone come se queste due patologie fossero una risorsa a cui ricorrere. esse vengono descritte come qualcosa di buono, come delle amiche a cui affidarsi,  idolatrate e venerate come delle divinità dagli utenti presenti in queste pagine. Un lettore esterno resta senza parole davanti alle conversazioni presenti su questi blog. “mangia nuda davanti allo specchio”, “prenditi a pugni lo stomaco”, “fai un giorno di digiuno se non segui le regole”, “vomita ogni volta che sgarri”, “mangia al massimo 500 kcal al giorno”. Questi sono solo alcuni dei folli comandamenti che siglano l’ingresso nell’inferno dei disturbi alimentari.

A scrivere queste chat e tutte le regole da rispettare rigorosamente sono adolescenti dai 14 ai 20 anni, che passano il tempo tra rigide leggi alimentari e numeri sulla bilancia, scambiandosi consigli per arrivare a raggiungere un’ideale di magrezza esasperata che diventa un vero e proprio ago per pesare bellezza ed autostima. Si riduce tutto ad un numeretto che compare su un aggeggio, che spesso tende a non cambiare e rende tutto più duro e difficile. E così La vita diventa un conteggio ossessivo delle calorie e un insieme di scuse e bugie per non far scoprire il “segreto” che si nasconde a tutti coloro che stanno intorno alle vittime di queste malattie.

E quindi Sì, “Ana” sta per anoressia e “mia” Sta per Bulimia. Due disturbi alimentari molto seri, che per essere sconfitti necessitano dell’aiuto di uno specialista.

 Ci sono vari segnali da tenere in considerazione per rendersi conto se un adolescente, ma anche un adulto, soffre di questi disturbi, tra cui:

  • Un calo di peso corporeo significativo.
  • Identificazione di momenti in cui la persona mente riguardo a quanto e quando ha mangiato.
  • Episodi di ingerimento eccessivo di cibo di fretta.
  • Episodi continuati in cui la persona va sempre in bagno subito dopo aver mangiato e quando ritorna sembra rossastra in volto.
  • Il soggetto si allena in modo eccessivo, quasi ossessivo.
  • Cerca di evitare di mangiare con gli altri.
  • Taglia il cibo in pezzi molto piccoli o mangia estremamente lentamente.
  • Indossa vestiti larghi per nascondere la perdita di peso.

Non è semplice avere a che fare con coloro che soffrono di disturbi alimentari, perché sono spesso difensivi riguardo al loro modo di mangiare ed il loro peso. La maggior parte dei soggetti nega di star male ed è molto raro che riescano a capire da soli di avere un disturbo e che chiedano la consulenza di un terapeuta. Quindi il ruolo dei genitori, degli insegnanti, dei familiari ed amici è determinante per aiutare questi individui, spesso adolescenti, che hanno innumerevoli fragilità e tanta fame d’amore e di vita.

I dati sono allarmanti, in italia oltre tre milioni di persone soffrono di Dca (disturbo del comportamento alimentare).

Per mezzo del processo terapeutico è possibile sperimentare nuovi livelli di sicurezza utili a modificare e trasformare le modalità con cui i soggetti affetti da queste patologie vivono.

Allargare l’intervento al nucleo familiare risulta indispensabile, soprattutto quando si ha a che fare con adolescenti. Ciò non solo aumenta l’efficacia, ma riduce anche le recidive.

 «Nel nostro Paese – spiega Laura Dalla Ragione, referente scientifico del Ministero della Salute per i Dca e direttore della Rete disturbi del comportamento Alimentare in Umbria – è la seconda causa di decessi tra i giovani dopo gli incidenti stradali».

Oggi ci sono terapie molto specializzate e con una giusta diagnosi e la cura degli esperti si può guarire ed uscire fuori da un tunnel che altrimenti non ha vie d’uscita. L’età si è purtroppo abbassata di molto infatti ci sono dei casi anche ad 8 anni, perché il mondo dei bambini e degli adolescenti è mutato e continua a farlo, anche per l’avvento di internet e delle tecnologie con cui hanno a che fare costantemente.

Data l’elevata complessità del problema è importante agire tempestivamente al fine di individuare i fattori di rischio e fornire un intervento che sia opportuno. A seconda delle valutazioni, e del livello di disagio riscontrato, l’intervento può orientarsi sul fronte psicologico, medico-nutrizionale e familiare.

Dal punto di vista nutrizionale un soggetto dev’essere monitorato per non incorrere in scompensi metabolici che possono essere elevatissimi se si supera una diminuzione dell’ indice di massa corporea pari al 25% del peso.

Sul fronte psicologico si ha a che fare con persone che hanno forti difficoltà a dare fiducia al prossimo e che, quindi, mantengono (o almeno provano a mantenere) il controllo di se stessi e degli altri.

Con un intervento psicologico si possono generare nuovi spazi di consapevolezza circa i personali modi di entrare in relazione con il mondo circostante.

Vostro figlio si allena ossessivamente ogni giorno della settimana? Vostra nipote ha smesso di pranzare con la famiglia? La tua migliore amica corre in bagno subito dopo aver consumato il pasto? Parlatene, perché “vi sono momenti, nella vita, in cui tacere diventa una colpa e parlare diventa un obbligo. Un dovere civile,una sfida morale, un imperativo categorico al quale non ci si può sottrarre”. (o.Fallaci)