Social: Istruzioni per l’uso


Insegniamo ai nostri figli, nipoti, alunni molte cose ogni giorno e loro,
come spugne, assorbono tutte le nostre conoscenze. Imparano come
stare composti a tavola, come si colora senza uscire dai bordi, a
contare, a conoscere le parole, i colori, ad allacciarsi le scarpe, a
guardarsi le spalle. Insegniamo l’altruismo, la diffidenza, il buonsenso, i
valori. Tutto. E, nel 2021, dobbiamo essere anche pronti ad istruirli
riguardo un’altra realtà, un mondo virtuale, i social-network.
“Non si accettano caramelle dagli sconosciuti” sta man mano
diventando “non si accettano richieste da persone che non conosci sui
social”, perché le nuove generazioni, definite da uno studioso
“generazioni iPhone”, hanno contatti con quella realtà parallela fin da
bambini, non ne fanno parte, loro sono quel mondo. Vivono di foto,
video, commenti, like.
Se non si è pronti ad indottrinare i bambini, non ci saranno adolescenti
capaci di autogestirsi. L’approccio al “social” va regolato, seguito e
orientato e qui famiglia e scuola ricoprono un ruolo fondamentale.
Secondo gli esperti bisogna seguire principalmente tre regole:
 Autoregolazione: dare dei tempi e degli spazi ben precisi ai più
piccoli per l’utilizzo dei dispositivi e insegnargli ad autoregolarsi
comunicandogli per esempio quanti minuti ha a sua disposizione
con lo schermo;
 Alternanza: alternare momenti online, di video gioco, con attività
offline, manuali, socializzanti;
 Accompagnamento: l’adulto deve accompagnare l’esperienza
digitale del piccolo, mai abbandonarlo a se stesso con un
dispositivo.
Bambini ed adolescenti sono in continua evoluzione così come la realtà
virtuale di cui sono parte. L’età media adolescenziale è cambiata: tende
ad iniziare prima, ma si conclude più tardi. Quindi chi “gestisce” i nuovi
adolescenti è più esposto a questo periodo tumultuoso rispetto al
passato. Per stargli dietro bisogna restare al passo, quindi bisogna
prima educare, informare e formare gli adulti per poter poi tramettere
ai bambini ed agli adolescenti ciò che loro stessi hanno appreso. I
genitori, ma anche gli insegnanti, sono le prime figure che andrebbero
formate e sostenute per poter portare nell’ambiente domestico
modalità sane e costruttive di uso dei social. In questo senso per
esempio, attraverso la scuola, sarebbe interessante promuovere un
uso sano dei gruppi WhatsApp, dei gruppi Telegram.
Ma quando un genitore deve preoccuparsi dell’impatto del mondo
social? Quando si accorge che la vita del proprio figlio sta cambiando e
si sta riducendo a causa dei social network. Non esiste la dipendenza
da social, anche se siamo in molti a pensare che creino assuefazione,
non è una patologia teorizzata: può essere un comportamento spia di
un problema più ampio. Bisogna parlare, chiedere “come stai?” ed
ascoltare sempre la risposta.
Occorre mostrare ai giovani che c’è una differenza tra vita privata e
pubblica: è il primo passo per una corretta educazione all’utilizzo dei
social. Far capire che esistono dei livelli di privacy da attivare, che c’è
una differenza tra l’essere persona e l’essere genitore, sono tutti
messaggi che si trasmettono ai figli attraverso un utilizzo ponderato dei
social: se ci si lascia prendere la mano, condividendo tutto ciò che ci
circonda stiamo dando un messaggio completamente diverso, sbagliato.
Bisogna essere educati per poter poi educare.
Non usare il telefono quando si è a tavola, ad esempio, è un’ottima
regola, ma bisogna fare in modo che tutti i componenti della famiglia la
rispettino, dai più grandi ai piccini, senza distinzioni.
I social hanno un enorme potenziale, non devono spaventare gli adulti,
ma devono spingerli a conoscerli e a conviverci in maniera giusta e
sana. Questi mezzi di comunicazione possono avvicinarci o dividerci in
base all’uso che ne facciamo.
“Il concetto chiave non è più la ‘presenza’ in rete, ma la ‘connessione’:
se si è presenti ma non connessi, si è soli”…Impariamo ed insegniamo
ad essere connessi, sempre.